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Le mostre aperte a Natale e Santo Stefano a Bologna: ecco le 5 da non perdere

Bologna, 24 dicembre 2025 – Aperture speciali, collezioni permanenti, mostre temporanee, visite guidate, mediazioni culturali e le attività laboratoriali con le giornate d’arte dedicate a bambine e bambini durante le vacanze scolastiche. Il periodo natalizio non chiude per feste in città, ma regala ai cittadini l’occasione di cibarsi d’arte con più tempo e attenzione. Anche in famiglia. Tra le tante mostre ne abbiamo scelte alcune in particolare, perché la varietà è tanta, essendoci 11 sedi civiche con orari ampliati (tutti i musei saranno aperti dalle 10 alle 14 nelle giornate del 24 e 31 dicembre, e dalle 10 alle 19 nelle giornate di venerdì 26 dicembre e martedì 6 gennaio 2026)- Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d'Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi, Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo internazionale biblioteca della musica, Museo del Patrimonio Industriale, Museo civico del Risorgimento - e altre come ad esempio l’esposizione fotografica “Occhi sulla storia. Le foto, le notizie, i 140 anni de Il Resto del Carlino” (ingresso gratuito) a Palazzo De’ Toschi in piazza Minghetti 4/d sede della Banca di Bologna, che sarà chiusa il 24, 25, 26 dicembre ma sarà aperta il 27 e 28, sabato 15-18 e domenica 10-14. E poi di nuovo il 30 dicembre dalle 15 alle 18 e il 2, 3, 4 gennaio. Giovedì 1 gennaio 2026 saranno aperte dalle 12 alle 19 le seguenti sedi civiche: Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna e Museo Morandi. Aperture straordinarie anche per Fondazione Mast e Palazzo Fava.

Graphic Japan. Da Hokusai al Manga al Museo Civico Archeologico  BOLOGNA ANTEPRIMA E CONFERNZA STAMPA DELLA MOSTRA “Graphic Japan. Da Hokusai al Manga”

Porta a Bologna, in via dell’Archiginnasio 2, per la prima volta in Italia, una grande mostra che racconta visivamente le tappe fondamentali dello sviluppo della grafica giapponese in un viaggio che dal periodo Edo (1603-1868) conduce fino ai nostri giorni. Curata da Rossella Menegazzo con Eleonora Lanza, l’esposizione visibile fino al 6 aprile 2026, presenta oltre 250 opere - tra stampe, libri, album, manifesti, mascherine per tessuti (katagami) e oggetti d’alto artigianato - che offrono una narrazione stratificata dell’evoluzione della grafica giapponese incrociando le arti, dalla calligrafia alla tipografia, dal disegno al design, dalle arti applicate ai prodotti di alto artigianato fino alla moda, al cinema, al teatro e al fumetto.Articolata in quattro sezioni - Motivi di Natura, Volti e Maschere, Calligrafia e tipografia, Giapponismo contemporaneo - la mostra racconta lo sviluppo del segno grafico nipponico dalle stampe ukiyo-e ai manga, passando per poster d’artista, design, moda, cinema e fumetto. Un viaggio che testimonia la capacità della cultura visiva giapponese di rinnovarsi nel tempo senza perdere la propria identità.

‘Moira Ricci. Quarta casa’ fino all’11 gennaio al MAMbo (Sala delle Ciminiere) 

Nell'ambito della VII edizione della Biennale di Fotografia dell'Industria e del Lavoro - Foto/Industria, presentata da Fondazione MAST, curata da Francesco Zanot e avente come concept HOME - la casa, intesa come spazio fisico, culturale e simbolico, questa mostra mette in luce la coerenza e la profondità della ricerca dell'artista attraverso il filtro di un tema ricorrente e fondamentale: la casa, che costituisce la cornice entro cui si attivano una serie di relazioni, un grande contenitore di memorie e il fulcro di un territorio, la Maremma, dove si intrecciano sfera privata e vita collettiva. Pioniera in Italia nell’impiego di materiali d’archivio e nella ricontestualizzazione della fotografia familiare, Ricci ha condotto un lavoro sistematico di analisi e revisione delle funzioni sociali di questo mezzo. La sua opera si configura come una riflessione critica su vasti argomenti come l’identità, la cultura popolare, la memoria individuale e collettiva e le strategie per la loro conservazione e rappresentazione.

Presepi dalla collezione Forlai al Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini  Al Davia Baragellini la Collezione Forlai, figure bolognesi, modenesi e del meridione, dal ’700 all’800. Dalla nostra zona, poco nota, emergono modelli come il Dormiglione, la Meraviglia e la Tradizione .

Come ogni anno al Davia Bargellini si rinnova l’evento espositivo dedicato al tema del presepe, uno degli appuntamenti più attesi e amati dalla cittadinanza bolognese per vivere l’atmosfera natalizia tra arte, tradizione e spiritualità. L’iniziativa si inserisce nel ciclo di mostre annuali che pone a confronto il ricco nucleo di statuette da presepe modellate in terracotta policroma dei secoli XVIII-XIX appartenente alla collezione permanente. la più significativa conservata a Bologna sia per numero di pezzi che per pregio artistico, con scuole presepiali di aree regionali diverse, a documentare la straordinaria diffusione di questo specifico tipo di produzione artistica in Italia.La mostra di quest’anno è dedicata alla collezione dell’architetto di origine bolognese ma da lungo tempo forlivese di adozione Forlai, di cui viene presentata una selezione di 16 figure riferibili agli ambiti bolognese, modenese e centro-meridionale, databili dalla fine del XVIII agli inizi del XIX secolo. L’esposizione al pubblico della collezione Forlai offre a studiosi e appassionati l’opportunità di conoscere nuovi esemplari significativi, come la coppia di Pastori che reca incisa sulla base una data, 1790, uno dei pochi ancoraggi cronologici finora disponibili per la datazione di questi gruppi quasi sempre anonimi e tradizionali, e la Tradizione, una contadina con il suo bambino, opere certe di plasticatori bolognesi di talento. Gli esempi esposti, per la maggior parte bolognesi ed emiliani, in alcuni casi derivano da prototipi illustri in esposizione permanente nel museo, con cui vengono posti in dialogo a esemplificare l’ideale vicenda di continuità e evoluzione degli stampi da presepe.

Jeff Wall con  ‘Living, working, surviving’ al Mast fino all’8 marzo  Le monumentali opere al Mast di Bologna in “Living, Working, Surviving“: "Una mostra diversa da tutte le mie precedenti"

La mostra “Living Working Surviving” del fotografo canadese Jeff Wall curata da Urs Stahel, espone una selezione di opere che ripercorrono lo straordinario itinerario artistico di uno dei più rilevanti interpreti del nostro tempo. Il percorso espositivo propone ventotto opere di Wall, tra lightbox e stampe a colori e bianco e nero di grande formato realizzate dal 1980 al 2021 e provenienti da collezioni private e musei internazionali. Sono immagini dedicate alla vita di tutti i giorni, ai semplici gesti di chi lavora, si muove, svolge compiti e attività quotidiane, apparenti istantanee rubate alla vita dei soggetti, in realtà scene enigmatiche e complesse che mostrano eventi mai accaduti, composizioni indefinite e volutamente ambigue in cui l’osservatore è invitato a immergersi, interrogarsi, trovare significati.

Michelangelo a Bologna a Palazzo Fava in via Manzoni 2 L’iniziativa lanciata per la mostra ideata da Fondazione Carisbo e Opera

Una grande mostra che celebra i 550 anni dalla nascita di Michelangelo Buonarroti. Il percorso offre uno sguardo inedito sul rapporto tra Michelangelo e la città felsinea, con un’attenzione particolare ai soggiorni che segnarono la sua formazione e la sua carriera. Si parte da Firenze, con opere giovanili come la Madonna della Scala e preziosi disegni, per arrivare al 1494, quando il giovane scultore, rifugiatosi a Bologna dopo la cacciata dei Medici, riceve la commissione per l’Arca di San Domenico. Le statue di San Procolo, San Petronio e dell’Angelo reggicandelabro testimoniano la sua maturità precoce e l’impatto della scultura emiliana sul suo stile. La mostra ricostruisce anche la Bologna dei Bentivoglio, vivace centro culturale tra Quattro e Cinquecento, e dedica un focus al secondo soggiorno dell’artista (1506-1508), quando Michelangelo fu chiamato da papa Giulio II a realizzare la colossale statua bronzea del pontefice per San Petronio, oggi perduta. Lettere, documenti e un disegno originale per la tomba di Giulio II completano il racconto.

Orari: mercoledì 24/12 10-17; giovedì 25/12 10-19; venerdì 26/12 10-19; mercoledì 31/12 10-17 e giovedì 1/12 10-19

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